IL "RITMO" DEI VOLTI
Vladek Cwalinski
La pittura di Andrea Cantieri è testimonianza d’una formazione colta, densa di riferimenti artistici sia nazionali che internazionali. I volti che appaiono nelle sue opere, ispirati ai grandi musicisti del mondo jazzistico al quale l’artista appartiene, si ricompongono solo parzialmente davanti ai nostri occhi. Le molteplici pennellate e sgocciolature talvolta solcate da graffi e incisioni, che ci aiutano a cogliere i tratti degli effigiati, rimangono in uno stato intermedio, per così dire, di sospensione. Il processo intuitivo dello sguardo, che riunifica le macchie e le colature costituisce, dunque una componente fondamentale nella loro completa ricostruzione in una forma comprensibile e sintetica. I colori, qualche volta di timbro spiccatamente monocromo, orientati su scale di grigi, argenti o bruni, oppure solari, accesi, ma mai dissonanti, rivelano una notevole padronanza nell’uso della materia. Questa appare ora densa lasciata sulla tela a decantare, altre volte fluida, colante, con riferimenti pittorici che ricordano, per la leggerezza delle loro stesure, il lavoro di Mario Schifano, oppure, per il loro aspetto ritmico e istintivo, quello dell’americano Cy Twombly. La componente ritmica è essenziale per la comprensione del lavoro di Cantieri. L’improvvisazione nella loro ricostruzione fisionomica, perché sempre di volti si tratta, anche se talvolta sono talmente ingranditi che a prima vista sembrano astratti. Si osservi ad esempio Be bop, o Don’t stop me now, oppure The promise, o Essential che documentano, in maniera abbastanza inequivocabile il ritmo musicale della New York degli anni Quaranta. A quell’epoca il giovane e sconosciuto sassofonista Charlie Parker iniziò ad avventurarsi per Harlem, presso il locale Minton’s Playhouse frequentato da jazzisti come Teddy Hill, Kenny Clarke, Thelonious Monk e Nick Fenton. Alla ricerca di nuovi ritmi e nuove note, Charlie Parker suonava a velocità incredibile, con tempi vertiginosi e repentini mutamenti di ritmo e tonalità. Improvvisazione, istintività e velocità d’esecuzione sono, infatti, componenti essenziali di Be bop, il famoso brano il cui nome derivava da due note ricorrenti. Be bop è anche il titolo di una delle opere più suggestive di Cantieri, che rivela, attraverso l’aspetto istintivo d’improvvisazione psichica, lo stesso che aveva affascinato Jackson Pollock, ispirandogli il metodo del dripping, le medesime caratteristiche, presenti nel gioco dei bruni e dei rossi gocciolanti, rapidamente disposti sul fondo color sabbia. Ma, sempre d’un volto di jazzista si tratta, ingrandito all’inverosimile, tanto che a uno sguardo disattento tale vicinanza può farlo apparire persino astratto. Improvvisazione e istintività si rivelano dunque come due componenti essenziali della sua poetica. E’ sorprendente che questi volti di musicisti di colore, come, in Essential, sembrino in divenire continuo, quasi che il ritmo stesso della musica, la sua scorrevolezza e fluidità determinassero la velocità e l’immediatezza della stesura delle tinte. Talvolta, come in The promise, o in But not for me, vengono inseriti anche pezzi di spartiti musicali, piccoli accenni che rimandano inequivocabilmente al volto che sta per comporsi, per ri-comporsi, sulla tela. Questa inserzione di frammenti cartacei nei dipinti è una pratica artistica che risale alle prime avanguardie del Novecento, in particolare al cubismo quando Georges Braque e Pablo Picasso inserivano nelle loro composizioni analitiche frammenti di carta per alludere alla natura degli oggetti scomposti. Allo stesso modo questi piccoli stralci di spartiti rimandano all’universo musicale cui si riferiscono. Il fatto che Cantieri parta per la loro realizzazione da frames, presi in prestito da vecchi filmati in bianco e nero oppure da fotografie, poco importa. Questi bagagli d’immagini per lui, come per tanti altri artisti della sua generazione, sono solo mezzi, una sorta di blocco d’appunti (dipingere è ben altra cosa e implica componenti molto diverse rispetto alla fotografia), perché la sua pittura nulla ha a che vedere con la pratica cinematografica o con il procedimento fotografico tanto è il trasporto emotivo, e si vede, che questo giovane artista impiega nella loro esecuzione. Eppure, per lui, a differenza di Pollock, non si può affermare che: “quando sono nel mio quadro, non sono cosciente di quello che faccio[1]”. L’artista siciliano invece ne è assolutamente consapevole, sa benissimo dove vuole arrivare, ma ha anche presente che il volto che gli sta davanti è in perenne mutamento, in divenire continuo, non è mai uguale a com’era cinque minuti prima. In questo senso è lecito affermare che i suoi risultati comportino in sé qualcosa d’assolutamente inaspettato, si manifestino direttamente sulla tela. L’emotività per la musica jazz gioca in questo senso un ruolo essenziale, nella stessa realizzazione della modalità espressiva che sta alla base di questi dipinti. Il corrispettivo tra musica ed esecuzione pittorica teorizzato da Wassily Kandinsky e il musicista dodecafonico Arnold Schönberg nell’almanacco del Blaue Reiter trova dunque nell’opera di Cantieri, che in realtà si rivolge a un mondo d’oltreoceano completamente diverso dal nostro, nuove possibilità espressive al passo con le esigenze della contemporaneità[2]. Quali sono queste esigenze? Ritornare all’immagine, a un volto, dei volti, (al di là della collocazione temporale e geografica da cui le immagini vengono prese) siano essi incisi, su colori fluidi, densi o gocciolanti, poco importa, ma soprattutto che siano sentiti intensamente, col cuore.
[1] Cfr., Jackson Pollock, Lettere, riflessioni, testimonianze, SE, Milano 1991, p.70.
[2] Cfr. W. Kandinsky, F. Marc, Il cavaliere azzurro, SE, Milano 1988.
THE "RHYTHM" OF FACE
Vladek Cwalinski
Andrea Cantieri’s painting is testimony to a cultured formation, rich in both national and international references. The faces which appear in his works, inspired by the great musicians of the jazz world to whom the artist belongs, reassemble only partially before our eyes. The numerous brush-strokes and paint splashes occasionally furrowed with scratches and incisions, which help us to gather the outlines of the images, remain in an intermediary state, or in other words, in suspension. The intuitive process of vision, which reunites the runs and splashes of paint constitute however, a fundamental component for their complete reconstruction in a comprehensible and synthetic form. The colours, sometimes of a distinctly monochrome shade, orientated to a range of greys, silvers or browns or sunny and bright but never dissonant, all reveal his remarkable ability in dealing with the subject. This richness is now left singing on the canvas, sometimes fluid and runny, with pictorial references which remind us, for the lightness of its compilation, of Mario Schifano’s work, or for its instinctive and rhythmic aspect that of the American Cy Twombly.
The rhythmic component is essential for the understanding of Cantieri’s work. The improvisation in its physiognomical reconstruction,because there are always faces, even if sometimes they are so enlarged that at first sight seem to be abstract. Consider for example Be bop, Don’t stop me now, The promise or Essential which illustrate the musical rhythm of New York in the 40’s in a quite inequivocable way . At that time, the young unknown sax player Charlie Parker started out, venturing into Harlem where he played at Minton’s Playhouse along with other jazz musicians like Teddy Hill, Kenny Clarke, Thelonius Monk and Nick Fenton. Looking for new rhythms and new notes, Charlie Parker was playing at dizzy speeds with sudden variations of rhythm and tonality.
Improvisation, instinct and speed of execution are, in fact, the essential components of Be bop, the famous tune whose name derives from the two repeating notes. Be bop is also the title of one of Cantieri’s most suggestive works, which displays, through the instinctive aspect of psychic improvisation, the same that had fascinated Jackson Pollock. It gave him the idea for the dripping method, the same characteristics present in the game of the browns and the reds dripping randomly on a sandy coloured background. But forever present is the face of a jazz musician, unbelievably enlarged, so much so that a careless close up glance may even make it appear abstract.
Improvisation and instinct however show themselves to be the two essential components of his poetics. It is surprising that these coloured musicians’ faces, as in Essential seem to be following, with almost the same rhythm of the music, its fluidity determining the speed and urgency of the compilation of the colours.
Sometimes, as in The Promise or in But not for me, pieces of musical scores are also inserted, little hints composed and recomposed on the canvas which unequivocally go back to the face. This insertion of paper fragments in paintings started in the nineteenth century the avant-garde being cubism, when Georges Braque and Pablo Picasso inserted analytical fragments of paper to allude to the nature of the disordered objects. In the same way, these little extracts of music take one back to the musical universe to which they refer. The fact that Cantieri starts off by realising them from frames, borrowed from old black and white films or from photographs does not really matter much. This accumulation of images for him as for many other artists of his generation, are only a means, a kind of notebook, (painting is quite another thing and involves components which are very different from photography), Because his painting has nothing to do with cinema or with photographic proceedure but with emotions being carried away this is exactly what this young artist does when executing his works of art. Nevertheless, for him, unlike Pollock it cannot be said that “when I’m in my picture, I’m not conscious of what I’m doing”. The Sicilian artist on the other hand is absolutely aware, he knows exactly where he wants to get to, but he also knows that the face in front of him is continually changing, a never-ending transformation, always different from how it was five minutes before . In this sense it is legitimate to say that his results themselves display something absolutely unexpected on the canvas.
The emotion of jazz music in this sense plays an essential part in the same realisation of the expressive mood fundamental for these paintings. The equivalent between music and method of painting theorised by Wassily Kandinsky and the dodecaphonic musician Arnold Schonberg in the almanac of theBlaue Reiter is also found in Cantieri’s works, which in reality addresses a world on the other side of the ocean completely different from ours, new possibilities of expression in line with present day needs. What are these needs? Go back to the image, to a face, of the faces, (beyond the time and the geography from where the image has been taken) they have been engraved, on fluid colours, rich or dripping, little matters, but above all they are intensely heart-felt.